
Si dice spesso che il matrimonio sia una dolce pietra miliare, l’inizio di un nuovo capitolo. Ma per me, la mia prima notte di nozze è diventato il ricordo più inquietante della mia vita. Ancora oggi, ogni volta che ci ripenso, rabbrividisco.
Ci conoscevamo da più di un anno grazie a un matchmaking. Era gentile, premuroso e aveva un lavoro stabile in campo medico. Entrambe le famiglie approvavano e mi sentivo fortunata ad aver incontrato un uomo maturo e serio. Durante il nostro corteggiamento, era molto riservato. Non oltrepassava mai il limite: si limitava a tenersi per mano, abbracci leggeri, a volte un bacio veloce. Pensavo che fosse perché mi rispettava.
Il matrimonio è andato liscio. Gli amici hanno festeggiato, le famiglie erano felici. Ero emozionato per la nostra prima notte da marito e moglie. Ma nel momento in cui la porta della nostra stanza nuziale si è chiusa, tutto ha preso una piega inimmaginabile.
Si sedette sul letto e aprì la piccola borsa medica che portava sempre con sé. Ero un po’ sorpresa, ma non ci pensai più di tanto, finché non tirò fuori una scatola di guanti chirurgici e li indossò con calma. Sorpresa, scherzai: “Cosa stai facendo, stai pensando di operarmi?”.
Non rise. Il suo viso era mortalmente serio, quasi freddo. Poi disse: “Non posso toccarti a mani nude. Ho paura dei batteri, ho paura delle infezioni”.
Mi bloccai. Era come se mi avessero rovesciato addosso una secchiata d’acqua ghiacciata. Cercai di mantenere la calma e gli chiesi se qualcosa non andasse. Lui scosse la testa, dicendo che era una “abitudine professionale”, un modo per “garantire la sicurezza”. Ma in fondo, sapevo che non era normale.
Quella notte mi sentii allo stesso tempo umiliata e terrorizzata. Tutta l’attesa e il romanticismo di una nuova sposa svanirono, sostituiti da dubbi e paure. Non mi sentivo più una moglie, ma una paziente sul lettino del marito.
Nei giorni successivi, le cose divennero sempre più chiare. Manteneva sempre le distanze, evitando il contatto intimo. Se solo sfioravo il suo bicchiere d’acqua, lo cambiava immediatamente. Fu allora che capii che non si trattava solo di un’abitudine, ma di un’ossessione.
Mi confidai con mia suocera. Sospirò e ammise che soffriva di un disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) per la pulizia fin dall’infanzia. La famiglia lo aveva tenuto segreto, temendo che avrei rifiutato il matrimonio. Credeva che una volta sposato, con una moglie e una famiglia, sarebbe gradualmente cambiato. Ma la vita non è così semplice.

Ora mi trovo a un bivio. Da una parte c’è l’affetto che provo ancora per lui, un marito responsabile e gentile che non mi ha mai fatto del male. Dall’altra parte, la paura e il vuoto di un matrimonio senza nemmeno la più elementare vicinanza fisica.
Molte notti, piangevo fino ad addormentarmi, chiedendomi: “Posso accettare un matrimonio in cui non ci tocchiamo mai? Ho la pazienza di aiutarlo a superare questa malattia?”
Non ho ancora una risposta. Ma una cosa è certa: quella prima notte di nozze ha cambiato tutto. Mi ha trasformata da ragazza sognatrice in una donna costretta ad affrontare una dura realtà: il matrimonio non è solo amore, ma anche segreti e difetti che nessuno rivela finché non è troppo tardi.
Quindi cosa dovrei fare adesso?
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