Mi sono precipitato dritto all’armadio. Quella scatola doveva essere lì. Ne ero sicuro. Ho scassinato gli scaffali, spinto via vecchi cappotti e aperto i cassetti. Doveva essere lì… Non potevo permettermi di perderla. Il mio futuro dipendeva da questo.

Proprio mentre il panico iniziava a prendere il sopravvento, ho sentito una voce dietro di me.

“COSA STAI CERCANDO?”

Mi sono bloccato. Lentamente, mi sono girato e ho visto mio nipote in piedi lì… che teneva in mano la mia scatola. Oh mio Dio. Non avrebbe dovuto trovarla. Nessuno lo avrebbe fatto.

Ho trattenuto il respiro mentre facevo un passo avanti, con la voce tremante.

“NON TOCCATELA. ASCOLTATE…”

“…quella scatola non è un giocattolo. Devi ridarmela subito.”

Lui mi guardava con quegli occhi innocenti, ma c’era qualcosa di strano… un piccolo sorriso, appena accennato.

“Perché?” chiese. “Cosa c’è dentro? Ho visto delle foto… e lettere… con il tuo nome, ma non eri tu.”

Mi si è gelato il sangue. Quelle foto non dovevano mai venire alla luce.

“Dammi la scatola, per favore.” Ho provato a mantenere la calma, facendo un passo verso di lui.

Ma lui ha stretto più forte la scatola al petto e ha sussurrato: “La mamma diceva che tu non dovevi mai scoprire… che loro lo sanno già.”

“Chi… loro?” ho chiesto, la voce quasi un filo.

Prima che potesse rispondere, dall’ingresso si è sentito bussare. Forte. Tre colpi secchi.

Lui mi ha guardato e ha detto: “È per te.”

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