

Durante il viaggio in macchina, il mio cane mi fissava intensamente e abbaiava forte, e poi ho notato che stava guardando qualcos’altro, qualcosa di spaventoso
La mattina è iniziata con calma. Ho acceso il motore, ho controllato gli specchietti e ho ammirato la mia bellezza dorata sul sedile del passeggero. Bella ha sempre amato i viaggi in macchina: se ne sta seduta in silenzio, guarda fuori dal finestrino, a volte appoggia la testa sulle mie ginocchia. Obbediente, intelligente, non crea mai problemi.
“Va bene, Bella, andiamo a fare qualche commissione?” Sorrisi mentre mettevo in moto la macchina.
Lei scodinzolò in risposta, ma invece di girarsi verso la finestra, mi fissò dritto negli occhi.

Dopo circa cinque minuti, il suo sguardo divenne quasi penetrante. Sedeva con la testa leggermente inclinata e continuava a fissarmi negli occhi come se cercasse di dire qualcosa.
“Ehi, cosa c’è che non va?” ridacchiai. “Ho dimenticato di accendere la freccia?”
Lei rispose abbaiando. Non un breve “bau” di avvertimento, ma forte e insistente, come se stesse discutendo con me.
“Silenzio, Bella”, chiesi, lanciando una rapida occhiata alla strada. “Cosa ti è preso?”
Ma non si calmò. I suoi abbai divennero più frequenti e forti, e cominciai a irritarmi. Di solito è silenziosa in macchina, ma ora… sembrava che fosse nervosa.
“Forse hai fame?” ho provato a indovinare, “o hai solo sonno?”
Bella non rispose a quelle parole. Si sporse leggermente in avanti, continuando a guardarmi dritto negli occhi. E c’era qualcosa nei suoi occhi che mi metteva a disagio.
“Ascolta, ora mi stai spaventando…” dissi e, senza togliere la mano dal volante, le accarezzai delicatamente il muso con il palmo della mano.
E poi me ne sono accorto. I suoi occhi non erano solo su di me… Stava guardando qualcos’altro, qualcosa di molto spaventoso. Ho frenato bruscamente e l’ho visto… Continua nel primo commento

Rimisi con cautela la mano sul volante, ma la sensazione di disagio non se ne andava. Bella rimase seduta senza battere ciglio, a volte guardandomi, a volte guardandomi bruscamente, vicino ai pedali.
“C’è qualcosa lì?” Abbassai lo sguardo d’istinto, anche se dal mio posto non riuscivo a vedere molto.
Abbaiò di nuovo forte, poi spostò lo sguardo sulla strada davanti a me, come per esortarmi a prendere una decisione. Per la prima volta la vidi così determinata.
“Va bene, va bene”, borbottai e mi accostai con cautela alla banchina.
Mi fermai, scesi e aprii il cofano, ma a prima vista tutto sembrava a posto. Poi guardai sotto l’auto. Lì, sotto la ruota anteriore, un liquido torbido gocciolava lentamente sull’asfalto.
“Liquido dei freni…” espirai.

Mi accovacciai, passai le dita su una goccia: l’odore confermò i miei timori. Uno dei tubi dei freni era rotto e il liquido fuoriusciva sulla strada.
Mi balenò in mente un pensiero: se avessi continuato a guidare, soprattutto in autostrada, i freni avrebbero potuto rompersi completamente.
Alzai lo sguardo verso Bella. Era seduta sul sedile del passeggero, leggermente china verso di me, e mi osservava con calma ma attenzione.
“Bene, ragazza, oggi sei il mio angelo custode”, dissi, accarezzandole la testa.
E solo allora ho capito che quello strano abbaiare e quello strano sguardo non erano un capriccio: ci stava semplicemente salvando la vita.
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